mercoledì 30 aprile 2014

Racconti(di)MI

Le Foglie 

Entro in casa e mi trascino pian piano dentro il piccolo appartamento. Non mi deve sentire nessuno. Chiudo la porta e mi sento subito dire:
“Ila sei tu?”
“Si”
Mi trascino in bagno, mi tolgo immediatamente i pantaloni sudici e infangati e rimango in mutande. Entro in stanza così, mezza nuda e visibilmente scossa. La coinquilina coglie immediatamente l’occasione per far la sua battuta: 
“Ma sei uscita in mutande?”
Non ho vie di fuga, lo so, devo dire la verità e devo farlo subito. Una bugia non reggerebbe un nanosecondo. Sono la buffa ragazza marchigiana e lo sono per un motivo. Lo sono perché a me accadono sempre queste cose qui. E allora senza pensarci le rispondo:
“Sono caduta”
“Come sei caduta?”
Risate. A quelle sono abituata. Non ci faccio più neanche caso. La mia imbranataggine è risaputa e ci convivo da una vita. Ripeto, uno si abitua.

Ma lasciate che vi racconti.

Cerco casa, una nuova casa dove sentirmi davvero me. Non che qui non sia la vera me, ma insomma sento il bisogno del cambiamento, il bisogno di una nuova piccola avventura. Così ogni cartello giallo, verde o bianco con su scritto “AFFITASI” assume una connotazione tutta speciale, un non so che di magico.
E' una giornata triste e grigia, il tempo è brutto, ma va bene così. Sono comunque serena. Poi vedo lui: è giallo fosforescente e sembra interessante. La casa del bellissimo palazzo accanto al mio potrebbe essere la salvezza. Per poter leggere in dettaglio l'annuncio devo attraversare la strada. Mi dico:
“Che sarà mai! Devo solo passare l’aiuola. Sono pur sempre nata in campagna! Un po’ di fango sotto i piedi mi fa un baffo!”
L’erba mi fa un baffo sì, ma le foglie morte putride no! Sento subito di non potercela fare la caduta è inevitabile, non sento più la terra sotto i piedi.
“Dio non la schiena, fa che non sbatta la schiena!”
Mi fletto ed evito la peggior botta al didietro del secolo. Ma ad un prezzo. Finisco addosso ad una macchina. Ferma. Parcheggiata. Con dentro un nerd di quelli che  mi fanno sorridere, di quelli che di solito canzono. Mi rialzo, mi avvicino al finestrino e sussurro in preda allo shock:
“Non è successo niente. Sono caduta. Non credo di aver fatto danno alla macchina…”
E arriva il colpo finale:
“Come sei caduta? Ma come hai fatto?”
Insomma non aveva visto nulla. Potevo scappare circospetta, evitare l’umiliazione e lasciarlo lì l’ebete! Ma io sono la buffa ragazza marchigiana. Vorrei poter dire che essere sexi è nella mia natura. Ma non è così: il termine giusto, quello che mi caratterizza meglio di tutti è sempre lo stesso: BUFFA. O goffa. O goffa, così goffa da farvi sorridere, così divento buffa!

Maledette foglie!

Non lo nascondo è successo davvero. Come tutte le cose scritte in Racconti(di)MI. Fatevi due risate!

Nessun commento:

Posta un commento