lunedì 9 dicembre 2013

UN DYLAN PER TUTTE LE STAGIONI

Autunno 2013

Non ero molto convinta di parlare di Dylan Dog sul mio blog. Per me è un tema insidioso, so che i miei spunti creeranno polemica e che molto spesso, su questo argomento in particolare, sono in disaccordo con la massa. Amo il personaggio e ho letto l'essenziale, le grandi storie che fanno dell'Indagatore dell'Incubo il fenomeno che è stato e che è tuttora, ma sono pur sempre figlia degli anni novanta e non ho vissuto i momenti di gloria della testata (ero troppo intenta a giocare coi dinosauri e a truccarmi vistosamente come una Barbie, credo). Fatto sta che io vedo Dylan con un occhio diverso rispetto a quello di un appassionato che lo segue da anni, non ho la necessità di rapportare ogni albo letto agli anni d'oro del primo Sclavi e molto spesso il motivo per cui un albo mi soddisfa o mi lascia indifferente dipende essenzialmente da motivi futili e personali...

Ma cavolo questo è il mio blog! Potrò anche fare un'analisi che non sia per forza critica, ma solo un flusso vorticoso di miei pensieri, no? E quindi, tenendo bene a mente che la mia non è una recensione, vi parlo della prima stagione vissuta dal "Nuovo Dylan"! Ma questo non prima di aver fatto una piccola premessa a proposito di...

...Fase 1

Volete che scriva ancora una volta in cosa consiste Fase 1? Ok, accontentati. Durerà un anno (settembre 2013-settembre 2014), sarà una fase di transizione per Dylan e  vi troverete davanti dodici storie già confezionate prima del passaggio di consegne. Passaggio di consegne che? Mi riferisco al subentro di Roberto Recchioni e Franco Busatta come curatori della serie su Giovanni Gualdoni. Chiaro no? Nuovi curatori e vecchie storie scelte dal mazzo dei progetti già inoltrati.

A questo punto sono due le riflessioni che mi sono fatta prima di riprendere e spulciare pezzo per pezzo gli albi 325, 326 e 327. Due riflessioni in croce che riguardano il modus operandi dei revisori e quanto la scarsa conoscenza del materiale scartato e dell'intervento a posteriori influenza i nostri parametri di giudizio. Ma affrontiamo i due punti uno alla volta e più dettagliatamente.

1) Quanto i curatori e i revisori delle storie di Dylan possono modificare un lavoro già terminato? Nel tentativo di focalizzare meglio il concetto per un attimo decido di mettermi nei loro panni. Mi ritrovo così davanti storie di Dyd interamente disegnate (diamo per scontato che siano le migliori o le meno peggio, come più vi aggrada) con tagli e inquadrature ovviamente già definite e una storia delineata e completa. Cosa posso fare per migliorarla? Non posso chiedere grosse modifiche sui disegni; ho le 90 pagine terminate ed è necessario che lo siano, altrimenti addio pubblicazione per via dei tempi stretti. Non posso cambiare la storia; distorcere la trama a disegno terminato è difficile, se non impossibile. Che diavolo posso fare quindi per questi fumetti che dovranno uscire? Che cambiamenti posso apportare per cercare di rivitalizzare una testata con il lettori in calo? Sento la leggera sensazione di aver le mani legate e le lacrime che, emotiva come sono, già scorrono lungo le mie gote per la rabbia. Ma lasciamo perdere la finta me, inesperta editor, a piangere sul latte versato e torniamo ai veri curatori, che di esperienza sulle spalle ne hanno eccome (o almeno ne hanno più di me). L'idea è quella di puntare su un principio di innovazione necessario per la testata: l'adozione di un nuovo linguaggio. Per quello che si può si è cercato quindi da una parte di rendere più scorrevole la lettura, dall'altra di permettere all'Old Boy di riprendersi la capacità di stare al passo coi tempi, caratteristica persa negli ultimi anni. Per mezzo dei dialoghi si tenta perciò in primis di riportare il nostro Indagatore nel mondo reale, per quanto tutto il circondario rimanga ovattato e mostri scenari d'altri tempi. Un lavoro complesso, poco gratificante e non totalmente tuo. Un lavoro faticoso. Proprio per questo, l'approccio che ho deciso col tempo di acquisire (col tempo, dico, perché, lì per lì, il paragone tra i numeri di Fase 1 e i numeri del cuore l'avevo fatto pure io, incazzandomi anche un po') è proprio quello di non aspettarmi un bel niente e di leggere e basta. 

2) Sono davvero queste le migliori storie tra quelle in cantiere? Su questo punto non posso soffermarmi più di tanto e farvi un degno pippone perché molto semplicemente la risposta alla domanda è: non lo sapremo mai. Non avremo mai davvero modo di visionare tutto il materiale passato davanti a Recchioni, Busatta, Marcheselli, Sclavi e Barbato. Non abbiamo un criterio logico per poter giudicare le scelte fatte e di conseguenza qualsiasi critica posta viene inficiata dalla consapevolezza di non saperne abbastanza riguardo il materiale scartato. Sempre che poi ce ne sia di materiale scartato! E i lettori, in tal senso, si distinguono in due categorie: i fiduciosi, che appunto si affidano all'equipe con il cuore in mano e gli scettici che si fanno il segno della croce con il cuore in gola. Anche in tal senso decido proprio di non pormi il problema, tanto io non ho scelta. Cioè ne ho solo una: comprare o non comprare, leggere o non leggere. Io compro, leggo e non penso al resto.

A Settembre "Una nuova vita" (Ambrosini)

Il numero 325 l'ho metabolizzato davvero male alla prima lettura e vi spiego perché. Ambrosini sta a Buddha come io sto ai buddisti: l'unico moto che ho per l'artista in questione è di pura adorazione! Lo ammetto:ho avuto aspettative troppe alte, ho avuto in testa troppi Napoleone e mi sono creduta davanti a chissà quale storia di altri tempi (mea culpa, gli albi del cuore tornano sempre). Ho fatto l'errore che mi ero riproposta di non fare e ho sbagliato prospettiva. La realtà è che "Una nuova vita" è un albo che mi ha emozionato; rivedere disegnato il Dylan di Ambrosini, quel Dylan che in più di un'occasione ho cercato io stessa di trasporre su carta (con scarsissimi risultati, sia chiaro!) è una grande gioia. Non è il migliore Ambrosini? Chissenè! E' pur sempre Ambrosini! Ben vengano altri suoi disegni sulla testata principale! Sempre! (Si lo so, lo so, è la mia opinione personale. Ma, vi ripeto, siete nel mio blog, che vi aspettate?). La storia è intricata e complicata, mescola numerose carte in tavola e sotto un certo aspetto incuriosisce e inquieta il lettore nel modo giusto. Lo porta a cercare le risposte, a dipanare le fila tessute passo dopo passo dallo sceneggiatore fino alla conclusione con il tipico finale all'Ambrosini (di quelli che ognuno ha la sua risposta, ma non ce n'è una uguale). Ci sono però, dei però in questo numero (dei però molto personali) e sono due: la presenza di una donna , l'ennesima, davvero priva di personalità al fianco di Dylan e quel cazzo di bambino vestito d'arlecchino. Il secondo in particolare ha continuato a infastidirmi per tutto il tempo; non facevo che chiedermi: "Ma a tutti sembra normale che sto bambino vada in giro sempre vestito così? Ma perchè?". Poi passa del tempo e mi ritrovo, per mia fortuna, a conversare con lo stesso autore al Cfapaz, in quel di Cremona e, in maniera puramente casuale, mi viene spiegato (a me, proprio a me!) la motivazione che lo ha spinto a scegliere arlecchino (non ve lo dico, altrimenti svelerei la chiave del finale!) come elemento straniante della storia e il suo modo di intendere il finale (che, guarda caso, iper-mega-EPICWIN, coincideva con la mia visione). E, che dire, mi sono un po' tanto vergognata della superficialità con cui avevo letto l'albo, l'ho riletto e ho apprezzato davvero di più lo sforzo del mio eroe. Anche se la signorina Kristen Dalsen mi è rimasta proprio sui coglioni. 

Ottobre "Sulle pelle" (Dall'Agnol, Enna)

Il 326 è forse dei tre il numero più criticato e contestato. Ne ho sentite dire di ogni: i disegni fanno schifo, la storia è banale, i riti sciamanici ne vediamo uno ogni mese e via così. Bene, fan di Dyd, reggetevi forte alle vostre sedie perché a me è piaciuto! A ottobre non mi aspettavo nulla, solo una storia sui tatuaggi. Mi sono ritrovata davanti a dei disegni disarmanti di un Dall'Agnol che non si sa neanche come abbia potuto arrivare a tanto. Il caos sovrano nelle tavole mi ha subito attratto in una maniera che non so spiegare, la dicotomia tra disegno confuso e trama classica e lineare mi hanno sconvolto, ma in positivo. Capita, no, di trovarvi in disaccordo con il mondo che ti circonda? In questo caso penso di esser stata attaccata, zittita e smentita duecento volte. Ma a me le discordanze piacciono e del perché lo stile del disegnatore sia cambiato nel tempo non me ne frega più di tanto. Le sensazioni regalatami dall'albo sono buone, la storia scorrevole, il modo di trattare il tema tattoo interessante. Lettura piacevole, consumata in autobus, che mi ha vista partecipe di un siparietto con un bambino curioso ("No, non è Spider-man, è Dylan Dog"). A me tanto mi basta!

Novembre co "I sonnambuli" (Dell'Uomo, Cavalletto)

Il 327 ha mantenuto il livello di appagamento dell'albo precedente, aggiungendo una donna vera, affascinante e ambigua a farmi gongolare di gioia ed un finale inaspettato che non mi è affatto dispiaciuto. Dell'Uomo è Dell'Uomo, non si discute! La storia, seppur ripetitiva negli schemi, è godibile, scorrevole e non cade nel trappolone di divenire la brutta copia de "Gli uccisori" (non fare paragoni con il primo Sclavi, non fare paragoni con il primo Sclavi, non fare paragoni con il primo Sclavi...).

Riassuntino 

Le storie autunnali di Fase 1 sono nella media, le ho lette con piacere e ne ho apprezzato i disegni (si anche quelli di Piero gente!). Mi sono trovata più a mio agio con le ultime due uscite per un semplice motivo: l'intreccio di entrambe, forse un po' troppo lineare (sicuramente meno intricato di "Una nuova vita"), permetteva una lettura molto rapida, in un unico tempo, proprio come piace a me. Ebbene sì, forse non è il Dylan che vi ricordate voi o forse non conosco abbastanza Dylan io ma, anche se ancora sono poche le tracce del cambiamento, trovo che il valore degli albi si sia alzato dai tempi di "Giovani vampiri" (che, perdonatemi, non sono neanche riuscita a terminare).

Faccio un attimo il punto...

Piccole e brevi considerazioni personali che ci tenevo a fare.

1) Le copertine nuove e in stile pop art, da sedicenne quale sono, mi piacciono molto. Anche la 326 che sul web non mi convinceva affatto mi ha piacevolmente sorpreso in versione cartacea. La 325 è azzeccatissima, mentre la 327 è davvero divertente poiché nascosti tra i sonnambuli (nascosti si fa per dire! Da' nell'occhio più Recchioni di Dylan Dog!) che ricoprono interamente la facciata, vi sono numerose facce note.

2) il lavoro sul linguaggio si sta facendo davvero! O almeno a me sembra di notarlo albo dopo albo. E apprezzo molto la riduzione del tempo di lettura o quantomeno l'eliminazione degli spiegoni inutili che sono meno presenti di prima.

3) L'odio nei confronti di Roberto Recchioni è imbarazzante! (forse anche il suo eccessivo incensamento, ma non ho ancora conosciuto di persona i suoi fan più accaniti). Ne ho sentite dire di cose su Roberto Recchioni e, a malincuore, spesso ho ascoltato critiche insensate e inconcludenti volte solo alla denigrazione dello stesso. E una delle cose che non sopporto della vita è quando non si danno i giusti meriti ad una persona (se gli sono dovuti) per antipatia. Le copertine sono brutte: le ha scelte Recchioni! Le storie sono brutte: tutta colpa di Recchioni, poteva sceglierne di migliori! Che poi perché Recchioni aveva tutta sta smania di togliere il Voi? Mater Morbi è una bella storia perché il soggetto è di Marcheselli!!!! Ah! Mi dici che il soggetto della storia del pensionamento di Bloch è di Recchioni? Ecco perché non mi convinceva tanto! E potrei continuare all'infinito. Insomma Roberto Recchioni è quello che è, può piacervi oppure no. Ma non dite stronzate solo perché vi sta sul cazzo!

Conclusioni

Il rinnovo procede lento, ma procede. Il futuro? Tra tre mesi sarà già passato e ve ne parlerò di nuovo.

Nessun commento:

Posta un commento