martedì 17 settembre 2013

Racconti(di)MI

Il trasloco, le colonne sonore e i mojito di troppo

Rivedersi con Stefano dopo il viaggio a Roma è strano e allo stesso tempo meraviglioso. Siamo come fratello e sorella ormai, se non fosse che oltre essere una persona su cui contare, rimane il mio lifestylist numero uno; quindi se vi sembro un pelo più elegante è merito suo.

A ‘casa dolce casa’ (vi spiegherò anche questa prima o poi) ci sono i lavori in bagno e devo per forza arrangiarmi da un amico che, gentilmente, mi ha concesso ospitalità. Parto dalla mattina con l’idea di studiare in biblioteca e iniziare il trasloco. Decido di entrare in casa  e prendere l’essenziale per poter sopravvivere i giorni seguenti in un appartamento che non è il mio. Ma una donna, quando ha di queste problematiche, pecca di superficialità. Non mi resta perciò che portarmi le mie cinque buste di tela con dentro ‘l’essenziale secondo Ilaria’ per tutta Milano, dalla mattina alla sera, visto che è in programma un aperitivo da strafogo e non posso appoggiare i miei bagagli da nessuno.

Incontro Stefano, andiamo a Wagner e ci sediamo in un localino niente male. Voglio fare la figa e ordino un mojito, conscia dei danni che il cocktail può causare alla mia sanità mentale. Mangiamo come i rospi. Meno male, così l’alcool che mi scorre nelle vene non avrà un effetto devastante e non farò figuracce!

Sbagliato! Evidentemente il poco rhum di cui è annaffiato il bicchierone ha un effetto più tragico del previsto per i miei neuroni. E allora inizia la devastante storia di ‘Ilaria e i motivetti di Williams’, che secondo me avrà avuto il singhiozzo quella sera. Premessa: amo le soundtrack dei film, non posso farne a meno, spesso sono la colonna sonora delle mie giornate. Ma nascondo un tragico segreto: non riesco a memorizzarne una! Ora, sotto i fumi dell’alcool, ridendo e scherzando, racconto a Stefano della mia debolezza.

<<Ste tu lo sai che amo il cinema e Indiana Jones, Superman e soprattutto Star Wars sono per me dei capolavori. Ma ho dei problemi con i loro main theme che sono conosciutissime, ma io li confondo sempre o non me li ricordo>> dico. Ottengo in risposta: <<Ila non so di cosa tu stia parlando>>. Gli spiego a parole mie: <<Le canzoncine dei film! I temi musicali. Cavoli Ste! Williams lo conoscono tutti! Comunque non me ne ricordo una o le sbaglio! Tipo quella di Superman alla fine la faccio diventare la sigla di Hercules, il telefilm di Sam Raimi, quella di Star Wars…Cazzo, non mi ricordo!>>. Non mi ritorna in mente: è lì, bloccata, nascosta nei meandri del mio cervello ma i neuroni non aiutano. E allora parto con l’unica e l’indimenticabile soundtrack, quella che non si scorda mai: il tema di Darth Vader. E inizio: <<Ta-ta-ta-ta-ta-ta.ta-ta-ta….>>.

Ricapitoliamo: sono vestita come una stracciona, ho addosso cinque borse di tela piene zeppe di libri e di utensili di ogni tipo e canticchio a voce sguaiata il tema di Star Wars. Stefano mi guarda allibito così come i passanti, sono in una zona residenziale frequentata da borghesucci e snob e sembro davvero una barbona folle ai loro occhi. <<Ila non so se ti rendi conto…ma ti manca il carrello e la radiolina e pari una delle pazze in giro per Centrale>>. Io me ne frego e rido, rido e rido, mugugnando strane cose: dovrebbero essere colonne sonore, però non lo sono, perché, ve l’ho detto, faccio pena!

Spero di aver sconvolto qualche buon milanese doc quella sera, che io sconvolta lo sono già da sola e un mojito non può che peggiorare le cose (ma di poco, non vi credete!). Milano ha un grosso difetto: molte volte si prende troppo sul serio, io cerco di plasmarla un po’ con le mie folli e travolgenti stupidate. Spero nel mio piccolo di renderla un posto migliore. O forse, per renderla un posto migliore, dovrei sforzarmi di più e imparare definitivamente a fare il verso di Chewbacca, che quello sì sconvolgerebbe la anime buone della Milano per bene! Ma, conoscendomi, le imitazioni non sono il mio forte e genererei solo  un’ immensa nerd-ilarità su di me, come sempre e più di prima.


Non riesco neanche a scriverlo nel blog, il verso di Chew. Che io si maledetta!

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