Rivedersi con Stefano dopo il
viaggio a Roma è strano e allo stesso tempo meraviglioso. Siamo come fratello e
sorella ormai, se non fosse che oltre essere una persona su cui contare, rimane
il mio lifestylist numero uno; quindi
se vi sembro un pelo più elegante è merito suo.
A ‘casa dolce casa’ (vi spiegherò
anche questa prima o poi) ci sono i lavori in bagno e devo per forza arrangiarmi
da un amico che, gentilmente, mi ha concesso ospitalità. Parto dalla mattina
con l’idea di studiare in biblioteca e iniziare il trasloco. Decido di entrare
in casa e prendere l’essenziale per
poter sopravvivere i giorni seguenti in un appartamento che non è il mio. Ma
una donna, quando ha di queste problematiche, pecca di superficialità. Non mi
resta perciò che portarmi le mie cinque buste di tela con dentro ‘l’essenziale secondo
Ilaria’ per tutta Milano, dalla mattina alla sera, visto che è in programma un
aperitivo da strafogo e non posso appoggiare i miei bagagli da nessuno.
Incontro Stefano, andiamo a
Wagner e ci sediamo in un localino niente male. Voglio fare la figa e ordino un
mojito, conscia dei danni che il cocktail può causare alla mia sanità mentale.
Mangiamo come i rospi. Meno male, così l’alcool che mi scorre nelle vene non
avrà un effetto devastante e non farò figuracce!
Sbagliato! Evidentemente il poco rhum
di cui è annaffiato il bicchierone ha un effetto più tragico del previsto per i
miei neuroni. E allora inizia la devastante storia di ‘Ilaria e i motivetti di
Williams’, che secondo me avrà avuto il singhiozzo quella sera. Premessa: amo
le soundtrack dei film, non posso
farne a meno, spesso sono la colonna sonora delle mie giornate. Ma nascondo un
tragico segreto: non riesco a memorizzarne una! Ora, sotto i fumi dell’alcool,
ridendo e scherzando, racconto a Stefano della mia debolezza.
<<Ste tu lo sai che amo il
cinema e Indiana Jones, Superman e soprattutto Star Wars sono per me dei capolavori.
Ma ho dei problemi con i loro main theme
che sono conosciutissime, ma io li confondo sempre o non me li ricordo>>
dico. Ottengo in risposta: <<Ila non so di cosa tu stia parlando>>.
Gli spiego a parole mie: <<Le canzoncine dei film! I temi musicali.
Cavoli Ste! Williams lo conoscono tutti! Comunque non me ne ricordo una o le
sbaglio! Tipo quella di Superman alla fine la faccio diventare la sigla di Hercules, il telefilm di Sam Raimi,
quella di Star Wars…Cazzo, non mi
ricordo!>>. Non mi ritorna in mente: è lì, bloccata, nascosta nei meandri
del mio cervello ma i neuroni non aiutano. E allora parto con l’unica e l’indimenticabile
soundtrack, quella che non si scorda
mai: il tema di Darth Vader. E inizio: <<Ta-ta-ta-ta-ta-ta.ta-ta-ta….>>.
Ricapitoliamo: sono vestita come
una stracciona, ho addosso cinque borse di tela piene zeppe di libri e di
utensili di ogni tipo e canticchio a voce sguaiata il tema di Star Wars. Stefano mi guarda allibito così
come i passanti, sono in una zona residenziale frequentata da borghesucci e
snob e sembro davvero una barbona folle ai loro occhi. <<Ila non so se ti
rendi conto…ma ti manca il carrello e la radiolina e pari una delle pazze in giro
per Centrale>>. Io me ne frego e rido, rido e rido, mugugnando strane
cose: dovrebbero essere colonne sonore, però non lo sono, perché, ve l’ho
detto, faccio pena!
Spero di aver sconvolto qualche
buon milanese doc quella sera, che io sconvolta lo sono già da sola e un mojito
non può che peggiorare le cose (ma di poco, non vi credete!). Milano ha un
grosso difetto: molte volte si prende troppo sul serio, io cerco di plasmarla
un po’ con le mie folli e travolgenti stupidate. Spero nel mio piccolo di
renderla un posto migliore. O forse, per renderla un posto migliore, dovrei
sforzarmi di più e imparare definitivamente a fare il verso di Chewbacca, che
quello sì sconvolgerebbe la anime buone della Milano per bene! Ma, conoscendomi,
le imitazioni non sono il mio forte e genererei solo un’ immensa nerd-ilarità su di me, come sempre
e più di prima.
Non riesco neanche a scriverlo
nel blog, il verso di Chew. Che io si maledetta!
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