giovedì 26 settembre 2013

I FUMETTI, I FUMETTISTI...ED IO!

Con Sergio nel cuore

 Presa del caos e ridente come non mai, mi accosto agli stand dei gadget nell’intento di scegliere cosa regalarmi, cosa davvero valga la pena acquistare e quale sia il modo migliore di non perdermi niente. Invano, perché ogni portachiave acquista un aura di magia, voglio tutto e al contempo niente. Giro imperterrita da uno stand all’altro, senza obbiettivi, senza strategia. E il Lucca Comics con i suoi colori e i suoi toni di grigio svanisce nella mia mente perché mi ci accosto con troppa frenesia. E l’essenziale si perde.

 Devo perciò ringraziare Enrico, tuttora  il mio più grande amico e con cui ho condiviso cinque anni della mia vita fondamentali per la mia crescita se, per un momento, in quella fiera, allo stand Bonelli mi sono fermata. Mi ha bloccato lui, smilzo com’è, perché sapeva che non potevo perdermi un momento così importante. Certe volte è proprio vero che è inutile saltare da un posto all’altro, basta godersi un bel tramonto immobili e in silenzio e tutto si sistema. Quel giorno io mi fermai e vidi per l’unica volta che mi è stato concesso Sergio Bonelli.

 E’ andata proprio così: sono stata afferrata per il polso e mi è stato detto: “guarda Ila. Lo so che vuoi girare tutta la fiera e c’è poco tempo,  ma credo proprio che siamo di fronte a Sergio Bonelli…”. Ed era così. Curiosi e intimiditi lo abbiamo osservato a distanza, un elegante signore bonario e sorridente (lo era?) tra altri cinque o sei signori composti. E l’emozione delle prime volte si è subito impossessata di noi e, come bambini, ci siamo guardati sorridenti ed eccitati. Uno dei nostri momenti, dove eravamo una sola cosa, un solo pensiero espresso da due corpi, uno in due.
 Fu l’unica volta che vidi Sergio Bonelli in carne ossa, ma non l’ultima in cui lo rividi negli occhi degli altri. E continua ancora oggi a insinuarsi in me il suo ricordo quanto vedo la sua persona negli occhi di chi ci ha collaborato per anni. E ancora di più, però, quanto mio zio, il mio zio di Tex, mi parla di lui con la gioia del bambino che era, con la massima stima, quasi come fosse una figura paterna. Figlio di suo padre, ma creatosi da solo, sceneggiatore brillante e uomo senza macchia. Questo so di lui da mio zio. Che non l’ha mia conosciuto, ma che lo rivede in Tex, Zagor e Mister No. E io ci voglio credere. Perché i fumetti a volte raccontano gli uomini meglio della realtà stessa. E l’amore di chi ha collezionato una vita gli albi Bonelli è davvero qualcosa di magico.

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