OCCHIO ALLA SCALA (SE NO POI
CADI)
La breve storia di come un ritardo può costare una caduta e di quanto i
fumetti possano salvarti la vita nella maniera che meno ti aspetti.
Ho appuntamento con Bea alle
undici davanti alla Scala poiché abbiamo ottenuto dei biglietti d’entrata per
le prove della Filarmonica di Milano. Non sono mai entrata dentro il famoso
teatro ed è l’occasione buona per godersi un esperienza nuova e ascoltare
rilassata musica classica. O, al massimo, dormire se non reggo quelle dolci
melodie. Mi sveglio tardi e sono già in
ritardo. Ho mezzora di tempo per scappare, mentre scrivo un elenco
interminabile di scuse per messaggio alla mia amica, che è già là recalcitrante.
Rischiamo seriamente che le hostess, in un luogo così altolocato e chic, non ci
facciano più entrare a prove cominciate per evitare di disturbare l’orchestra.
E allora prendo la mia borsa BAO, rossa fiammante, con Cliff in bella mostra,
compagna di fiere del fumetto ed altre avventure, e inizio la corsa contro il
tempo con le note di Final Countdown in testa. Corro e prendo la 90, corro ed
entro in metro, corro e arrivo al Duomo! Cominciano i miei ultimi cento metri a
ostacoli nel terreno di gara più insidioso: la Galleria. Mi ci fiondo a turbo,
schivando i turisti giapponesi e accelero alla vista della Scala. Bea è là e mi
sorride, smorzando in breve tempo nel suo viso la tensione…
Poi mi ritrovo sdraiata a terra,
di lato, con l’anca dolorante e le mani sommerse da ghiaietto lacerante e
fastidioso. Sono caduta e non so manco come ho fatto! Un uomo con un trolley mi
chiede cortesemente come sto e se ho bisogno di aiuto. Intontita ringrazio e
rapida, ma non in corsa, raggiungo Bea all’atrio. Le chiedo concitata e ancora
atterrita per lo spavento: <<Bea come ho fatto?>>. Lei ancora
scioccata (in fondo ha visto la mia morte nei suoi occhi) mi ribatte: <<
E’ stato l’uomo con cui hai parlato, ti ha investito con la sua valigia. Ti ha
preso in pieno!>>. Con gli occhi sbarrati: << Ah! Sto
stronzo!>>continuo, ma mi rendo conto che non c’è tempo e concludo: <<Va bene, ora ci sono.
Solo la mano destra mi brucia un po’. Sopravviverò!>>. Entriamo dentro,
in platea, con la sala già buia. I musicisti entrano e io ascolto rapita, ma
nel frattempo non totalmente concentrata come mio solito. Ho altro in testa. In
fondo se non sono graffiata e ferita è merito solo di quell’amore di borsa che
avevo alla spalle e che mi ha attutito il colpo. Donatami a Lucca con l’acquisto
di un cospicuo numero di fumetti dalla casa editrice Bao Publishing era divenuta
la mia coperta di Linus agli eventi più disparati. Ora è tra le mie braccia,
rotta e lacerata, con il manico strappato. Ha fatto scudo tra me e il duro
pavimento ciottoloso e ne ha avuto la peggio. Quindi mentre sono là, alla Scala
–dentro la Scala- ad ascoltare musica, ciò che di più bello c’è al mondo, non
posso che sorridere malinconica per il modo in cui il fumetto salva ogni giorno
in qualche modo la mia vita.
*La borsa di tela rossa Bao è
ancora qui, rattoppata e logora, ma sempre in uso, perché certi oggetti sono di
fatto la rappresentazione di un amore continuo e totalizzante che, in qualche
modo misterioso, a volte si manifesta.*
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