L’ANZIANO MILANESE E L’UVA
-Quando la classe non è acqua, ma almeno la prossima volta pensa a
qualcosa di più intelligente da dire prima di attaccare bottone!-
Il tempo scorre e intanto i sentimenti sommergono tutto. Lo studio è
minimizzato ogni secondo della mia vita, coperto da milioni di pensieri
contrastanti e machiavellici. Giulia è anche lei in condizioni critiche, la sua
vita in bilico più della mia. Siamo entrambe ad un bivio. In mezzo c’è lo
studio che diventa l’ultimo dei pensieri. Per evitare una sessione estiva
penosa prendiamo la scelta giusta: andare con la mia amica Marta in biblioteca.
Un nuovo ambiente concilia sempre lo studio, una ricca sezione dedicata ai
fumetti fa bene al cuore. Annesso alla villa (la biblioteca è proprio uno
splendido gioiello nascosto nei bassi fondi periferici di Milano), c’è un
parco. Le sale studio sono piene e ci accomodiamo provvisoriamente fuori, su
dei tavolini. Nessuna di noi ha capito che i lavoratori che ci bestemmiano
attorno sono lì proprio per rimuovere ogni traccia della manifestazione e
smantellare, assieme al resto, anche il nostro stesso appoggio. Io e Marta
siamo intenzionate e motivate, apriamo i nostri libri e ci armiamo dei miei
evidenziatori pronte ad un intensa sessione di studio. Giulia no. Come un
folletto dispettoso tenta di distrarci. Non riesce a focalizzare la sua
attenzione sui libri e non vuole sprofondare nei terribili pensieri che ha in
testa. Davvero per un momento mi pare di essere vittima degli inganni del
folletto Puck, per una volta che riuscivo a concentrarmi! Un operaio ci informa
che dobbiamo abbandonare la nave. Marta prega in puro stile ramingo:
<<Dai! Lasciateci il tavolo!>>, generando l’ilarità di tutto il
plotone.
Nel frattempo si è avvicinato a noi un anziano con l’evidente
intenzione di attaccare bottone. Mi infastidisco subito perché, malpensante di
natura, non vedo mai di buon occhio gli estranei che mostrano particolare
interesse, fraintendendo anche le chiacchiere più innocenti. Ma trattengo
l’aggressività e le mie battutine sarcastiche. In fondo, visti i miei guai, è
il caso che moderi la mia impulsività. Persa tra i pensieri, non colgo subito
la stramba scena che mi si sta parando innanzi.
Il signore sorridente inizia a dialogare: <<Ragazze comprate un tavolino
pieghevole! Così la prossima volta ve lo portate da casa e risolvete il
problema>>.
Giulia, sempre educata, risponde: <<Ma no! Veniamo da Lima. E’
troppo lontano per portarci dietro un tavolino>> (Lima, per chi non lo
sapesse, è una fermata abbastanza centrale della metro rossa, in zona Corso
Buenos Aires).
E lui, a questo punto, si compromette esclamando: <<Cavoli!
Davvero lontano! Come siete venute? In
aereo?”. Giulia guarda me e poi Marta sbigottita. Sorridiamo a denti stretti
tutte e tre, contenendo una risata più sguaiata. Siamo tre ragazze, poco più
che ventenni, parliamo un perfetto italiano. Io e Marta siamo pallide e coi
capelli e gli occhi chiari. Mi domando nella mia testolina: “Ma che sta
pensando sto scemo?”.
Lo correggiamo: <<Ma no! Intendiamo la fermata della
metro>>.
Con non-chalance continua: <<Ah! Ma è una zona nobile
quella…>>.
Chiudiamo la conversazione con un: <<Arrivederci!>> e
sgattaioliamo via fulminee, generando una risata fragorosa a pochi passi dal
nostro interlocutore. Noi le nobildonne peruviane di Milano! Lo fossimo davvero
avremmo meno problemi! Il nostro amico Davide ci raggiunge con i suoi
occhialini alla John Lennon e, udito il racconto, ci sbeffeggia: <<E
certo nobili come siete avrete perfino un jet privato! E come mai non sono
ancora stato invitato nella vostra villetta lussuosa per il the?>>. Le risate continuano, si intrecciano e si
amplificano. E noi, per un momento, siamo completamente e integralmente felici.
Tanto ci basta.
Ahahahahah,ma dai, non poteva dire sul serio!! xD
RispondiEliminaEra serio era più che serio!
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