sabato 13 luglio 2013

Racconti(di)MI...ovvero le mie peripezie nella Milano che non ti aspetti

A cuor leggero

Bisogno di uscire. Per riposare il cervello. E il cuore. E per salutare Bea.
Io e Giulia prendiamo il tram 23 per raggiungere il centro, ma i lavori in corso ci allungano la strada verso il Duomo. E’ necessario cambiare mezzo e si sale sull'autobus 60. E lì accade in un secondo, Giulia si illumina. 
Sei fighetti milanesi con amiche snob annesse festeggiano una laurea, ma uno ha gli occhi grandi e limpidi, la attrae. Io faccio le smorfie di nascosto, mostrando la mia abituale maturità e il mio sincero odio nei confronti di un mondo che non mi appartiene. Si crea un gioco di sguardi che non percepisco e che faccio terminare inconsciamente imbucandomi felice come una Pasqua al D***** ****e perché queste cose non le noto. In realtà non noto mai niente. Non sono un’osservatrice, ma un intrattenitrice, un pagliaccio per la precisione. Il bello è che non devo neanche fingere; sono nata mascherina. E intanto Giulia si lamenta. Cavoli! Sarei stata al suo gioco se avessi intuito. Gli avrei seguiti in lungo e in largo, al massimo avrei fatto due risate se la situazione non decollava. O se la situazione decollava. 
Ma ormai siamo a San Babila e la moda ci attira, siamo donne. Scelgo un vestito lungo rosso e una gonna alta nera. Taglia M. Finalmente entro in una M! Alle cabine che si prova! La gonna è orrenda, i fianchi strabordano e la pancia si nota ancora di più; il vestito è un amore. Mi sento Narciso davanti al suo riflesso, mi amo, mi amo intensamente! Il costo mi risulta un po' eccessivo (<<Avete idea di quanti fumetti ci compro con 30 euro?>>).
Arriva Bea, la accompagno verso casa, la abbraccio, la motivo, avrà una settimana dura.
E poi combino la cazzata: perdo la giacca di jeans. Sono allibita dal mio menefreghismo, non mi interessa davvero per nulla. Mi dispiace solo un po’ per “madre”, la metteva spesso quella giacchetta. Giulia mi consiglia: <<Andiamo da T***** ****y! L’hai lasciata sicuramente in camerino dopo che ti sei provata il vestitino!>>. E io: <<No. Ma che dici? Sono sicura di averla presa. L’ho smarrita dopo>>. Naturalmente la ragione va a lei (ha sempre ragione su queste cose!) e l’oggetto smarrito in breve tempo è ritrovato nel negozio . Non so perché, ma tutte le volte immagino sempre di essermi comportata in modo diverso, migliore, più normale. Ma non sono normale! Sono strana e, dopo anni passati ad odiarmi, ora la cosa mi piace, anche se mi crea qualche problema pratico ogni tanto. L’adrenalina durante la ricerca c’è stata e non mi posso lamentare. La apprezzo, mi fa sentire viva. 
Torniamo a casa stanche e riconnettiamo il cervello. E il cuore. E ci avvolge la malinconia perché noi,  come tutte le altre donne, oltre all'amore compulsivo per lo shopping sfrenato, abbiamo in comune il sadico piacere delle pippe mentali.

Nessun commento:

Posta un commento