Premessa
Mi ricordo come, da adolescente, era difficile anche solo poter
parlare di certi argomenti. La sensazione di non aver nessuno al proprio fianco
in grado di comprendermi e con cui confrontarmi è stata la mia acerrima nemica
delle superiori. Non potevo essere me stessa in un mondo che non mi capiva. E
allora per un bel po’ smisi di esserlo, finché non trovai anche io un comodo
spazio nella società e il modo di allargare le mie vedute circondandomi di
poche persone speciali in grado di ascoltarmi.
Ora, che il mondo è in mano ai nerd –forse anche troppo– per me è
molto più facile viverci, ma molto più difficile il confronto genuino. Non
vorrei essere fraintesa, ma non amo la spocchia e la presunzione che si sta
diffondendo sul web in maniera imbarazzante da qualche anno a questa parte. E
allora ho incominciato ad apprezzare quello che avevo perduto, un habitat dove
io ero la sola e stramba amante dei fumetti e dove gli altri mi imbarazzavano a
furia di incomprensioni e di ignoranza. Un posto dove ero unica (per quanto il
concetto di unicità sia sopravvalutato).
Poi ho deciso di prendere casa in affitto a Milano con tre persone
assolutamente ignare della mia passione e per niente interessate alle mie
argomentazioni, se non in modo vacuo e superficiale.
Sono nerd, loro no. Ma “no” nel senso di “nada de nada”, non sanno
nulla. Si ricordano a malapena i cartoni animati e i videogiochi della loro
infanzia, non hanno idea di cosa sia Star
Wars, non concepiscono la sola idea di comprare i fumetti ed hanno nozioni
molto confuse a riguardo. Ne deriva che dalla mie discussioni fumettistiche
nasce sempre qualche brillante aneddoto, qualche chicca che vale la pena di
annotare, che vale la pena voi conosciate anche solo per farvi una risata.
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